martedì 24 maggio 2011

Sul drospirenone

La pillola anticoncezionale di terza generazione aumenta il rischio di coaguli di sangue fino a tre volte rispetto a quella tradizionale. Lo hanno scoperto due studi, uno britannico e uno statunitense, pubblicati dal British Medical Journal. Entrambe le ricerche hanno confrontato il contraccettivo a base di drospirenone, piu' moderno, con il tradizionale levonorgestrel. Lo studio americano, dell'universita' di Boston, ha trovato la formazione dei coaguli su 30,8 donne ogni 100 mila nel caso della pillola piu' recente, e di 12,5 su 100 mila per quella tradizionale. I ricercatori inglesi invece hanno trovato numeri diversi, con un valore di 23 su 100 mila per la prima e 9,1 su 100mila per la seconda. "Questi risultati confermano quelli di altri studi recenti - scrivono gli autori - e in assenza di altre indicazioni implicano che la pillola tradizionale e' piu' sicura, e dovrebbe essere la prima scelta da parte del medico".


Fonte: AGI Salute, 22 aprile 2011

Il drospirenone è un principio attivo progestinico relativamente recente, autorizzato per la prima volta nel 2000 e commercializzato in Italia a partire dal 2003, in combinazione con etinilestradiolo, come contraccettivo orale.
Siamo nel 2011. Dieci anni di storia post-marketing, per un "nuovo" farmaco, non sono niente. Basti pensare, come confronto, all'acido acetilsalicilico, sintetizzato nell'800 e ancora oggi oggetto di studi, revisioni, scoperte e rettifiche di impiego.
Eppure, quando il primo contraccettivo orale a base di drospirenone fece la propria comparsa sul nostro mercato, le uniche notizie degne di nota diffuse al pubblico riguardarono le sue presunte proprietà... come definirle?... "miracolose". Questi sono alcuni pezzi di un articolo comparso su la Repubblica.it, a gennaio 2003: "eviterà nausea, ritenzione idrica e gonfiore, aumento di peso"; "promette di eliminare tutti quegli effetti collaterali che, nella gran parte dei casi, determinano l'interruzione della terapia"; "non fa ingrassare"; "può controllare l'ansia, l'irritabilità e anche una certa avidità verso il cibo". Caspita, se avessero scritto che abbassa pure la glicemia me lo sarei fatto prescrivere pure io! Poi, in fondo all'articolo, c'è una nota sui rischi: niente tumori al seno. Ottimo, e per quanto riguarda gli altri potenziali effetti collaterali? Le controindicazioni? Le eventuali interazioni farmaocologiche (alcune delle quali sono proprio un'esclusiva del drospirenone)? Neppure un cenno.

Questa, quando un "nuovo" farmaco viene immesso sul mercato, e sul mercato italiano in particolare, è la tipica "informazione", se così possiamo chiamarla, che viene propinata e diffusa, con quel tocco di sensazionalismo in più, giusto per attirare ulteriormente l'attenzione dell'ignaro lettore. D'altra parte è comprensibile: la pubblicità al pubblico dei farmaci subordinati a prescrizione medica è vietata per legge, quindi la mossa mercantile più ovvia è mascherare la pubblicità da informazione, in modo che giunga al paziente, ridotto così al ruolo di consumatore, e sia egli stesso ad attivarsi per richiedere la prescrizione o per procedere direttamente all'acquisto online - prezzi inferiori, niente code per la ricetta, nessun problema di privacy.

Vabbè, era il 2003. Ci vuol pazienza: il farmaco era appena stato autorizzato per il commercio. Ormai, dopo 10 anni, stanno comparendo sempre più studi, come quello che ho riportato in apertura o questo pubblicato dal Servizio di Farmacovigilanza, relativi ai potenziali rischi del drospirenone. Eppure, ciononostante, la priorità continuano ad averla gli effetti cosmetici del drospirenone: questo, a titolo di esempio, è un articolo pubblicato proprio a maggio 2011. Ovviamente, a presentare le "informazioni" e a dare loro credibilità, c'è sempre un "Dottore" che parla, possibilmente un esperto in materia. Il silenzio sui risvolti tossicologici del farmaco continua a regnare sovrano, non si capisce bene se per malafede, per ignoranza o per inconsapevolezza.

Ora, riflettiamo sulla portata del fenomeno: qui stiamo parlando di drospirenone ma esso rappresenta solo un caso particolare di un contesto molto più ampio, che coinvolge farmaci di ogni tipo (e non mancherò di trattarli in questo spazio). Il drospirenone, oggi, non è più tossico o più pericoloso di quanto non fosse 10 anni fa e, come per la maggior parte dei medicinali, una volta verificate eventuali controindicazioni, tenute a mente le potenziali interazioni farmacologiche e informata la paziente sui principali effetti tossici che possono aver luogo, si tratta di un principio attivo piuttosto ben tollerato.
Semplicemente, cosa che in troppi - il "luminare" di turno per primo - fanno ancora fatica ad accettare, non è possibile esprimersi con disinvoltura su qualcosa che non si conosce ed è intollerabile che si facciano pervenire al paziente notizie prive di alcun riscontro nella letteratura scientifica disponibile. Questo vale in tutti i campi dello scibile umano e, a maggior ragione, in Farmacologia, dove ogni affermazione deve, o dovrebbe, basarsi su un'osservazione sperimentale. Per carità, gli studi pre-marketing esistono e, sebbene lascino spesso molto a desiderare in quanto a completezza, trasparenza e correttezza formale, hanno una loro validità. Validità che, tuttavia, è assolutamente inadeguata a fornire informazioni sicure, definitive e oggettive.
Se così non fosse, gli studi di farmacovigilanza sarebbero inutili e, una volta immesso in commercio, ogni farmaco vi rimarrebbe a tempo indeterminato, col suo bel foglietto illustrativo immutato. Invece, di farmaci ritirati dal commercio sono piene le banche dati di ogni struttura sanitaria e, ogni santo giorno, per decine di lotti di medicinali viene vietata la vendita a causa di revisioni del foglietto illustrativo stesso. E ogni anno c'è qualcuno che incorre in effetti collaterali inattesi, qualcuno che viene ricoverato per effetti tossici gravi non previsti, qualcuno che ci resta secco contro ogni aspettativa. L'inatteso, l'imprevisto, l'inaspettato... che, dopo qualche anno, viene conosciuto, compreso e, infine, assimilato alle altre informazioni già incluse nel benedetto foglietto illustrativo, diventando quasi banale. Capita per tutti i farmaci, da sempre: c'è da chiedersi perchè, nel 2003, il drospirenone avrebbe dovuto fare eccezione ma anche perchè, nonostante tutto, gli articoli rivolti al pubblico non trattino aspetti ben più importanti dell'estetica.

Dott. Alessandro Taroni,
Ordine dei Farmacisti di Pordenone, n° 499