lunedì 31 ottobre 2011

Romani: liberalizzare le farmacie? Non è misura per la crescita

Liberalizzare il servizio farmaceutico potrebbe avere come conseguenza la concentrazione della maggior parte degli esercizi nei grandi centri urbani, come Milano o Roma, lasciando sguarniti luoghi più scarsamente popolati o disagiati. E d'altra parte il provvedimento sarebbe ben lontano dall'essere una misura per la crescita. Parola del ministro per lo Sviluppo economico, Paolo Romani, coordinatore per altro dei lavori sul decreto sviluppo, che settimana scorsa è intervenuto alla trasmissione televisiva Porta a Porta, dedicata alle misure per la crescita. L'occasione dell'intervento, secondo quanto riporta Federfarma sul suo sito, è stata fornita da un servizio giornalistico che ha preso spunto dall'articolo di Michele Ainis sul Corriere della Sera del 20 ottobre sull'Italia delle corporazioni. Romani avrebbe risposto all'affermazione secondo cui in Italia non si riescono a portare avanti riforme di sistema perché vengono sempre bloccate dalle lobby. E tra gli esempi proposti dal conduttore di Rai 1 gli ordini professionali, i notai, gli avvocati e anche le farmacie. Romani ha però ribadito che toccare il servizio farmaceutico non costituirebbe un processo di liberalizzazione e che non è questa una vera misura per la crescita di cui l'Italia ha bisogno.

Fonte: Farmacista33, 31 ottobre 2011

Fda: contraccettivi orali di nuova generazione, più rischio di Tev

Dopo la pubblicazione sul British medical journal dei risultati di uno studio danese secondo i quali (vedi farmacista33 di giovedì 27 ottobre) con l'assunzione di contraccettivi contenenti desogestrel, gestodene, o drospirenone raddoppia il rischio di coaguli sanguigni, rispetto all'uso del più datato levonorgestrel, anche l'Fda torna sul tema.
L'Agenzia regolatoria statunitense, infatti, ha rivisto la storia medica di oltre 800.000 donne che tra il 2001 e il 2007 assumevano contraccettivi orali di vario tipo. Dalla revisione emerge un incremento del 74% del rischio di tromboembolismo venoso (Tev) con le combinazioni ormonali più nuove (drospirenone/etinilestradiolo come Yaz e l'analogo con supplemento di folati Beyaz, entrambi di Bayer) rispetto a quello registrato con medicinali a minor contenuto estrogenico. Il rischio sarebbe più elevato nei primi 3 mesi d'assunzione e per chi prolunga la terapia fino a 6-12 mesi. Si tratta di conclusioni ancora da approfondire e confermare e, infatti, l'Fda ha in programma di ridiscutere la questione con un panel di esperti il prossimo 8 dicembre. «Siamo convinti che il rischio potenziale complessivo che Yaz o Beyaz apportano ai pazienti sia esattamente comparabile a quello degli altri contraccettivi orali» ha commentato Joerg Reinhardt, a capo della divisione HealthCare di Bayer. Astrid Kranz portavoce di Bayer ha aggiunto che l'azienda presenterà le sue ulteriori considerazioni a dicembre nell'incontro con l'Fda.

Fonte: Farmacista33, 31 ottobre 2011

Commento: come accade nella maggior parte dei casi in Farmacologia, "nuovo" non significa necessariamente "più sicuro". Significa solo "meno conosciuto".

mercoledì 12 ottobre 2011

Integratori vitaminici possono essere dannosi se non necessari

(AGI) - Washington, 11 ott - Spesso gli integratori vitaminici non sono necessari e, a volte, rischiano anche di essere dannosi. Uno studio condotto da un team di ricercatori americani e finlandesi, appena pubblicato sugli Archives of Internal Medicine, ha mostrato che l'uso di integratori nella popolazione americana e' in molti casi ingiustificato e che alcuni tipi, tra cui quelli a base di ferro, possono addirittura facilitare un piu' alto rischio di morte nelle donne anziane. Partendo dalla considerazione che la popolazione americana gode mediamente di una nutrizione piu' che sufficiente, l'ipotesi della ricerca condotta dal team dell'Universita' della Finlandia orientale e dell'Universita' del Minnesota era quella di verificare se le vitamine assunte da circa la meta' degli statunitensi (per una spesa di circa 20 miliardi di dollari) dessero effettivamente degli effetti benefici. I risultati della ricerca hanno dimostrato che gli integratori non hanno migliorato in modo sensibile la salute di chi li assumeva. ''Sulla base delle prove esistenti, abbiamo riscontrato poche giustificazioni per l'uso generale e capillare degli integratori alimentari'', hanno scritto gli autori dello studio. ''Abbiamo inoltre scoperto si legge nell'articolo che molte vitamine comunemente utilizzate nella dieta associata a integratori minerali, tra cui multivitaminici, vitamine B6 e acido folico, cosi' come i minerali di ferro, magnesio, zinco e rame, erano associati a un maggior rischio di mortalita' totale''. I ricercatori statunitensi e finlandesi hanno esaminato i dati di uno studio sulla salute femminile realizzato nello Iowa, che includevano i sondaggi compilati da 38.772 donne con un'eta' media di 62 anni. In genere, chi ha assunto integratori vitaminici ha mostrato uno stile di vita sano, ma in alcuni casi ha mostrato anche una piu' alta incidenza di morte rispetto a chi non usava integratori. ''Di particolare interesse hanno sottolineato gli autori sono stati gli integratori di ferro, fortemente associati a un aumentato rischio di mortalita'''. D'altra parte, ''un supplemento di calcio si e' sempre rivelato inversamente proporzionale al tasso di mortalita' totale''. Gli autori hanno comunque messo in evidenza di non poter escludere la possibilita' che la ragione del tasso di mortalita' piu' elevato avrebbe potuto essere causata da condizioni di base, in virtu' delle quali si sarebbero resi necessari gli integratori. Nel frattempo, tuttavia, i medici hanno esortato i pazienti a considerare i rischi di assunzione di integratori. ''Pensiamo che la regola 'piu' ce ne sono e meglio' e'' sia sbagliata'', hanno detto Goran Bjelakovic dell'Universita' di Nis in Serbia, e Cristiana Gluud della Copenhagen University Hospital in Danimarca, in un commento di accompagnamento all'articolo. Questi risultati ''si aggiungono alla crescente evidenza secondo cui alcuni supplementi antiossidanti, come la vitamina E, la vitamina A e il beta-carotene, possono essere dannosi '', hanno concluso. (AGI) .

Fonte: Federfarma.it, Edicola, Agi Sanità News, 11/10/20114

L'articolo qui sopra citato riflette quasi al 100% quello che l'attuale legislazione - Decreto Legislativo 169/2004, che recepisce la corrispondente direttiva europea 2002/46/CE - identifica come "integratore":

  • "L'etichettatura, la presentazione e la pubblicità non attribuiscono agli integratori alimentari proprietà terapeutiche nè capacità di prevenzione o cura delle malattie umane ne' fanno altrimenti riferimento a simili proprietà" (Art. 6, Comma 2).
  • "Nell'etichettatura, nella presentazione e nella pubblicità degli integratori alimentari non figurano diciture che affermino o sottintendano che una dieta equilibrata e variata non è generalmente in grado di apportare le sostanze nutritive in quantità sufficienti" (Art. 6, Comma 3).
  • "Nel caso di integratori propagandati in qualunque modo come coadiuvanti di regimi dietetici ipocalorici volti alla riduzione del peso, non e' consentito alcun riferimento ai tempi o alla quantità di perdita di peso conseguenti al loro impiego" (Art. 7, Comma 1).
  • "La pubblicità dei prodotti contenenti come ingredienti piante o altre sostanze comunque naturali non deve indurre a far credere che solo per effetto di tale derivazione non vi sia il rischio di incorrere in effetti collaterali indesiderati" (Art. 7, Comma 4).
L'"integratore" è quindi un prodotto che trova due principali indicazioni, sebbene "indicazione" sia, rigorosamente parlando, un termine improprio:

  1. La carenza dei propri principi attivi.
  2. L'aumentato fabbisogno dei propri principi attivi.

Queste poche informazioni sono sufficienti a mettere in luce come gli integratori siano ai primi posti fra i prodotti di cui il cittadino abusa più di frequente, complici anche i media che diffondono pubblicità fuorvianti circa i reali vantaggi che, limitatamente a determinate situazioni, gli integratori possono arrecare all'organismo. Si noti, a tal proposito, con quale frequenza e rilevanza le disposizioni legislative di cui sopra, in particolare quelle che ho evidenziato, siano infrante impunemente.

Un organismo sano, in condizioni "normali", non avrebbe bisogno di alcun integratore: le sostanze contenute negli integratori si trovano infatti di norma facilmente nel cibo, oppure sono prodotte fisiologicamente dall'organismo stesso, oppure ancora sortiscono sull'organismo effetti che sono normalmente svolti appunto da molecole assunte con la dieta o prodotte dall'organismo.
Dal punto di vista commerciale l'integratore NON è un farmaco. Dal punto di vista legislativo, invece, l'integratore è un medicinale a tutti gli effetti: NON ESISTONO, d'altra parte, integratori innocui, privi di controindicazioni o esenti da potenziali effetti collaterali. Per non parlare delle eventuali interazioni farmacologiche.
Assumere un integratore ha senso ESCLUSIVAMENTE quando, per qualsiasi motivo, l'organismo sia carente o abbisogni delle sostanze contenute nell'integratore stesso.
In TUTTI gli altri casi, assumere un integratore è quantomeno inutile. In alcune situazioni può addirittura risultare dannoso (da notare come NESSUNA pubblicità riporti mai gli eventuali rischi associati all'impiego scorretto di un integratore, per quanto ben documentati essi possano essere: chissà perchè... ).

Mi permetto di riportare un esempio (a fronte di decine possibili): gli integratori completi di sali minerali e vitamine (es.: Multicentrum). Quando la pubblicità che i media diffondono si riferisce a prodotti di questo genere, il messaggio è all'incirca: "Ti senti stanco, spossato, privo di energie? Non temere: assumi questo prodotto e ti sembrerà di rinascere!".
Ebbene, qualche dato di fatto:

1- Non c'è alcun ingrediente, in tali prodotti, che non possa essere assunto con un'alimentazione ben bilanciata ed equilibrata.

2- Non c'è alcun ingrediente, in tali prodotti, di cui un organismo "normale" abbia il benchè minimo bisogno aggiuntivo.

3- Non c'è alcun motivo ragionevole per supporre che un eventuale stato di "stanchezza" debba essere imputabile alla carenza degli ingredienti presenti nell'integratore.

4- Non c'è alcun motivo ragionevole per supporre che un'eventuale carenza di uno o più ingredienti presenti negli integratori debba implicare anche la carenza di tutti gli altri in esso presenti.

Questi sono dati di fatto. Ora un'opinione mia personale:

5- Chi punta a vendere appoggiandosi a simili messaggi pubblicitari, e chi fa da tramite per tali messaggi, dovrebbe essere semplicemente denunciato, inquisito e direttamente sanzionato.

Il risultato della diffusione di messaggi di tal genere l'ho esposto poco sopra: abuso di integratori da parte del cittadino, che si fida (e qui emergono l'esigenza e l'importanza di adeguate campagne informative rivolte al cittadino stesso da parte delle istituzioni sanitarie...) del messaggio pubblicitario.
Il cittadino si sente stanco e compra il Multicentrum; il cittadino ha i crampi notturni e compra il Polase; il cittadino ha il figlio che rende poco a scuola e gli dà l'Acutil Fosforo. Eccetera.

Intendiamoci: i prodotti che quello che ho nominato fino adesso sono eccellenti (non buoni: eccellenti) di per sè, ma sono proposti, e troppo spesso acquistati, per motivi che non ne rappresentano ragionevoli indicazioni.

Tutto questo discorso vale, in particolare, per i prodotti che contengono vitamine e/o sali minerali, ma non solo: vale anche per tutti quei prodotti che pretendono di sopperire in modo aspecifico a una qualche esigenza del nostro organismo: prima di assumere un integratore di ferro (è un esempio di sale minerale), bisognerebbe accertarsi di essere effettivamente in carenza di ferro o di trovarsi in una condizione di aumentato fabbisogno; prima di assumere un integratore di acido folico (è un esempio di vitamina), bisognerebbe accertarsi di essere effettivamente in carenza di acido folico o di trovarsi in una condizione di aumentato fabbisogno. Eccetera.

Ha senso assumere una qualsiasi sostanza SE NE ABBIAMO UN BISOGNO FONDATO. In tutti gli altri casi è una perdita di denaro (speso per acquistare la sostanza. E' importante, perchè poi tutta una serie di soggetti si lamenta che "c'è crisi", che il cittadino medio non arriva a fine mese, e che scontare di qualche frazione di Euro i vari prodotti serve a produrre un significativo risparmio per gli italiani...) oltre che un ulteriore rischio per la salute (qualora la sostanza in questione abbia controindicazioni, presenti interazioni con altre sostanze o abbia potenziali effetti collaterali. Per tacere sui contenuti dell'articolo riportato all'inizio di questa pagina).