martedì 7 giugno 2011

In farmacia: lo scarico fiscale delle spese sanitarie

Per informazioni sulle tipologie di prodotti che è possibile portare in detrazione/deduzione, vi rimando alla raccolta che abbiamo effettuato con gli amici del Movimento Spontaneo Farmacisti Italiani.
In questa sede, dopo un riassunto schematico delle principali categorie merceologiche interessate, affronterò invece le più comuni situazioni che si presentano in farmacia e fornirò alcune precisazioni e suggerimenti su come comportarvi per non equivocare il ruolo del farmacista e, soprattutto, per tutelare il vostro diritto alla detrazione/deduzione di ciò che può effettivamente essere detratto/dedotto secondo l'attuale normativa.

Cosa è possibile detrarre/dedurre?

  • Farmaci. In genere sostengo che generalizzare sia sempre sbagliato ma, in questo caso, credo non ci sia nulla di male: TUTTI i farmaci sono detraibili/deducibili. Farmaci su ricetta medica, farmaci di automedicazione, farmaci veterinari, prodotti omeopatici, eccetera, sono tutti prodotti detraibili/deducibili. Se qualcuno sta pensando a qualche possibile eccezione, temo possa rassegnarsi subito: non ce ne sono.
  • Dispositivi medici. I dispositivi medici sono detraibili SOLO SE "vengono marcati “CE” dal fabbricante in base alle direttive europee di settore". Quindi bisogna che sulla confezione sia riportato il marchio "CE", solitamente seguito da un codice numerico.
  • Varie ed eventuali. E' possibile detrarre/dedurre la spesa per prodotti non meglio identificati qualora la loro funzione sia RICONDUCIBILE al concetto di "dispositivo medico". Non fate quella faccia: l'ha detto l'Agenzia delle Entrate! Ok, ha omesso di precisare "come fare" per accertarsi che la funzione del prodotto acquistato sia effettivamente riconducibile al concetto di "dispositivo medico" ma, in fondo, si tratta di dettagli irrilevanti, suvvia...

Per detrarre/dedurre la spesa, occorre lo "scontrino fiscale parlante muto", cioè lo scontrino fiscale (che la farmacia deve per forza di cose emettere, altrimenti è nero), contenente la natura del prodotto acquistato (es.: farmaco, dispositivo medico, eccetera), la qualità del prodotto acquistato (di qui il termine "parlante") che, tuttavia, non può essere esplicitata dal nome commerciale (di qui il termine "muto") bensì espressa tramite il codice numerico che identifica il prodotto (questioni di privacy, voi comprendete...) e la quantità di confezioni acquistate. Sullo scontrino deve inoltre comparire, STAMPATO, il codice fiscale di chi detrae/deduce la spesa (o di soggetti terzi, se a carico dello stesso).
Ripeto: per ulteriori dettagli e approfondimenti sull'argomento, il link da seguire è la pagina del M.S.F.I. dedicata a "Farmaci & detrazioni".

Cosa succede in farmacia?

Tante cose ma, ai fini del discorso in questione, quella più importante è l'emissione dello scontrino fiscale. E' con lo scontrino fiscale che il cittadino potrà detrarre/dedurre la spesa effettuata ed è quindi importante... anzi, INDISPENSABILE... che lo scontrino fiscale contenga tutti i formalismi richiesti dall'attuale normativa.
Ora, cerchiamo di essere pragmatici: i misuratori fiscali presenti nelle farmacie sono "programmati", accuratamente e a carico dell'azienda, per emettere, in automatico, scontrini fiscali che rispondano a tutti i requisiti previsti dalla legislazione. E' la legislazione stessa a richiedere che lo scontrino emesso sia in linea con la normativa vigente e, per forza di cose, le farmacie si sono dovute adeguare. Certo, volendo essere rigorosi si può far notare come la normativa debba essere applicata solo ai prodotti detraibili/deducibili e solo qualora il cittadino intenda effettivamente detrarre/dedurre la spesa ma, salvo casi particolari, sarebbe decisamente più scomodo impostare i misuratori fiscali perchè rilascino scontrini "vintage" in automatico e dover quindi intervenire manualmente, ogni singola volta, per modificare la stampa ai fini della detrazione/deduzione.
Insomma, della maggior parte delle beghe burocratiche imposte dalla normativa, se ne occupa la farmacia. Al cittadino rimane, sempre per legge, il gravoso onere di informare il farmacista che intende detrarre/dedurre la spesa e, quindi, di fornirgli il proprio codice fiscale in modo che il farmacista stesso possa stamparlo sullo scontrino fiscale. Il modo ottimale per fornire al farmacista il proprio codice fiscale è esibire la propria tessera sanitaria (quella che sembra una carta di credito, riportata nell'immagine in alto a sinistra): grazie al codice a barre presente sulla tessera e allo strumento di lettura ottica presente in farmacia, al farmacista basta un "bip" per raccogliere il codice sul video. Senza la tessera sanitaria è comunque possibile ottenere lo stesso risultato (potete presentare un altro documento, dettare al farmacista il codice, eccetera): semplicemente ci vuole più tempo, perchè il farmacista dovrà digitare sulla tastiera ogni singolo carattere alfanumerico, e non siamo sicuri che il codice così digitato risulterà corretto (vuoi per errori di digitazione, vuoi perchè, in alcuni casi, su documenti non recenti il codice fiscale può risultare diverso da quello reale).

Scendiamo nel dettaglio

I concetti da farsi entrare in testa sono due:

  • Al farmacista non compete in alcun modo, nè sotto alcun punto di vista, chiedere al cittadino se egli sia interessato a detrarre/dedurre la spesa. Il farmacista ha il compito di tutelare la salute del cittadino. La materia fiscale esula dai suoi ruoli. Che il cittadino detragga/deduca la spesa, oppure che neppure faccia la denuncia dei redditi, al farmacista non cambia niente e, dal punto di vista strettamente professionale, non potrebbe fregargliene di meno.
  • E' il cittadino a dover informare il farmacista o chi per lui di voler detrarre/dedurre la spesa e a metterlo nelle condizioni (esibendo la tessera sanitaria, un documento sul quale figuri il codice fiscale, dettando il codice fiscale stesso, eccetera) di poter stampare il codice fiscale sullo scontrino. E' interesse del cittadino poter detrarre/dedurre la spesa: sono soldi suoi e lo "scontrino parlante" è una realtà, a tutti gli effetti, dal 1 gennaio 2008 (siamo nel 2011...).
Ciononostante, molti farmacisti si sono adattati, prima di battere lo scontrino fiscale, a ricordare comunque al cittadino che, per detrarre/dedurre le spese, occorre il codice fiscale stampato sullo scontrino stesso. Ho una collega che, in genere, si informa: "Lei scarica le spese sanitarie?"; io, di solito, mi limito a informare che il prodotto acquistato è detraibile (in molti casi il cittadino risponde di sì ma non ha alcuna reazione, quindi ricordo, a volte con un certo imbarazzo, che serve il codice fiscale); un'altra collega, invece, non esita ad arrivare dritta al punto: "Ha la tessera sanitaria per detrarre la spesa?".
E' una gentilezza che il farmacista fa per venire incontro al cittadino, favorendolo, e per evitare spiacevoli e squallide situazioni dopo, non appena il misuratore fiscale sputa fuori lo scontrino: "Era detraibile?!". Una gentilezza che, quando ci si ricorda, si fa anche volentieri, sperando magari in un "grazie per avermelo ricordato!" che, tuttavia, non sempre arriva (forse - è solo una congettura - perchè, nel clima di assistenzialismo che vige nel nostro Paese, si dà per scontato che anche questo sia un dovere intrinseco di chi serve il cliente pagante). Una gentilezza di cui, purtroppo, proprio perchè estranea ai doveri e alle competenze del farmacista, talvolta ci si dimentica, io per primo mio malgrado: il farmacista DEVE controllare che il medico abbia compilato correttamente la prescrizione, DEVE informare il cittadino dell'esistenza di farmaci equivalenti a minor costo, DEVE informare il cittadino sulle corrette modalità di utilizzo dei farmaci che consiglia, DEVE rispondere a eventuali domande del cittadino, DEVE fare un sacco di altre cose ma - per adesso, domani si vedrà... - NON deve, necessariamente, entrare nel merito delle faccende fiscali del cittadino. La stampa del codice fiscale: a volte se ne dimentica il farmacista esattamente come se ne dimentica il cittadino stesso, L'unica differenza è che il cittadino aveva tutto l'interesse a ricordarsi mentre il farmacista stava, probabilmente, badando agli effettivi doveri impostigli dalla legislazione farmaceutica. Oppure, molto più banalmente, non gli è proprio venuto in mente, così come non gli è venuto in mente di ricordare al cittadino di guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada, una volta uscito dalla farmacia. Gliene fareste una colpa? Se no, la vostra incolumità vale meno di uno scontrino detratto/dedotto? Eppure, ricordarvi come si attraversa una strada non è meno doveroso, per il farmacista, che ricordarvi come si detraggono/deducono le spese sanitarie al momento dell'acquisto...

Qual è il corretto comportamento?

Rinnovo l'invito a essere pragmatici, se siete interessati a detrarre/dedurre le spese sanitarie: quando arrivate davanti al farmacista, per prima cosa - se volete prima ancora di salutare - tirate fuori questa benedetta tessera sanitaria e appoggiatela sul banco in bella vista. Se servirà, il farmacista la utilizzerà per stamparvi il codice fiscale sullo scontrino in modo che possiate poi detrarre/dedurre la spesa; se non servirà (es.: acquisto di un integratore alimentare) rimarrà lì e, ad acquisto ultimato, potrete rimetterla nel portafogli. In alternativa, se non avete la tessera sanitaria (che comunque, nel vostro interesse, vi raccomando di portare sempre dietro) esordite con qualcosa del tipo: "Buongiorno, Dottore. Io detraggo/deduco le spese sanitarie, quindi, prima di battere lo scontrino, ci stampi sopra il mio codice fiscale, per favore!".
Ricordate che il codice fiscale va STAMPATO SULLO scontrino fiscale: attendere che il farmacista batta lo scontrino per informarvi se il prodotto sia detraibile/deducibile, per informarlo che detraete/deducete le spese sanitarie o per tirare fuori la tessera sanitaria è assolutamente inutile! Ecco, ovviamente se le parti sono invertite - cioè se avete informato il farmacista delle vostre intenzioni e lui, per qualsiasi motivo, si è "dimenticato" di stamparvi il codice fiscale - vale il viceversa: l'errore è del farmacista e sarà, quindi, suo dovere rimediare e vostro diritto esigere (magari con pacatezza, gentilezza e tatto: tutti commettiamo errori, di tanto in tanto, e trovarsi in una farmacia non esenta le persone dall'essere civili ed educate, indipendentemente dalla parte del banco in cui si trovano) la corretta compilazione dello scontrino fiscale.
E' importante comprendere, in definitiva, quale sia il vostro personale interesse: il farmacista non evita di stamparvi il codice fiscale apposta, per farvi dispetto. Semplicemente, quando capita, non ci pensa. Magari ha servito 99 persone prima di voi, lo ha ricordato a tutte quante e ha l'1% di margine di errore: non potete fargliene una colpa. Potreste, se fosse un suo preciso dovere. Ma non lo è. Quindi, se una singola volta capita che sullo scontrino da 13.00 Euro non riusciate a detrarre/dedurre la spesa, pazienza: non saranno certo quei 2,47 Euro (perchè "detrarre/dedurre" significa ottenere un riconoscimento del 19% sulle spese effettuate: acquisto 13,00 Euro di farmaco e detraggo/deduco 2,47 Euro...) a rappresentare chissà quale differenza. Ve ne ricorderete la prossima volta, così non incapperete nuovamente nello stesso errore, nessun problema!

Cittadino Vs. Farmacista!?

Ovviamente no. Quella che ho trattato qui è solo una delle tante situazioni che si creano, soprattutto in farmacia ma non solo, a causa della scarsa informazione diffusa alla popolazione nella nostra società. I media tendono a concentrarsi su altri temi, considerati più importanti e attuali, o a proporre l'informazione in altri termini, decisamente meno trasparenti e chiari, pur di non "urtare" il cittadino (che, a seconda del periodo dell'anno, è sempre un potenziale elettore) oppure ancora a diffondere informazioni obiettivamente distorte e scorrette (questo è un "classico" quando si tratta di temi relativi al farmaco, alla farmacia e, più in generale, alla Legislazione farmaceutica).
Ovviamente, come dicevo, non c'è alcun conflitto fra farmacista e cittadino. Anzi, dispiace sempre molto quando si creano attriti o incomprensioni in farmacia e se velo dico io che sono un farmacista collaboratore (il mio stipendio, per legge, è sempre quello, indipendentemente da quanti clienti entrano nella farmacia in cui lavoro o da quanto essi rimangano soddisfatti di come li serviamo) potete fidarvi abbastanza tranquillamente: la vera soddisfazione, per il vero Farmacista, è riuscire a tutelare al meglio la salute del cittadino-paziente e a instaurare con lui un dialogo produttivo che possa durare nel tempo. Dialogo che può e deve comprendere anche dubbi, domande, richieste di chiarimenti e, per carità (succede persino in famiglia!), fraitendimenti. L'importante è riuscire a chiarirsi, dialogando: DI-alogare significa esprimersi E ascoltare. Se si verifica un malinteso, non c'è niente di male a esporre le proprie perplessità e a richiedere spiegazioni. Mentre le si ottiene, però, occorre avere la pazienza e il buon senso di ascoltare e, una volta terminate, cercare di comprenderle, razionalizzarle e rendersi conto che, spesso, un sorriso e un "vabbè, non importa!" valgono, fra persone civili, ben più di 2,47 Euro.

Dott. Alessandro Taroni,
Ordine dei Farmacisti di Pordenone, n° 499