"Fascia C alle parafarmacie, subito!!!"
E' una sorta di slogan che, da qualche mese a questa parte, si legge su alcuni forum telematici di categoria. Talvolta, ma non sempre, chi lo scrive è un utente "anonimo", cioè privo di un'indentià reale e confermata; purtroppo, in non pochi altri casi, chi lo scrive non esita a firmarsi con nome, cognome e/o altre generalità in modo da certificare il proprio titolo di studio e la propria abilitazione all'esercizio della Professione: Farmacista.
Scrivo "purtroppo" perchè la situazione in oggetto non è troppo distante da quella del tizio che, calatesi braghe e mutande, e appoggiati i testicoli su un tavolo, non esitò a martellarseli con gran foga pur di richiamare l'attenzione di un pubblico inconsapevole e inconsapevolmente curioso.
Voglio dire: pazienza per il cittadino medio, per il politicante di turno o per il giornalaro che riporta passivamente notizie di terze parti, tutta gente che "fascia C" neppure sa cosa significhi. E giustamente: "fascia C" è un termine che riguarda chi lavora quotidianamente a contatto con i medicinali e, contemporaneamente, a contatto col paziente. Se non si appartiene a questa categoria, non si hanno probabilmente le competenze "tecniche" per sapere cosa significhi "fascia C" ma, siccome in questo Paese "democratico" tutti hanno il diritto di esprimersi su tutto, persino - anzi, soprattutto - sugli argomenti che non si conoscono, perdoniamo il cittadino medio, perdoniamo il politicante di turno e perdoniamo il giornalaro che riporta passivamente notizie di terze parti.
Chi, invece, mi lascia qualche seria (ma neppure troppo...) perplessità è il collega, farmacista, che non esita a spararla e, anzi, sembra andarne quasi orgoglioso: "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!"
Vabbè, vediamo anzitutto cosa sia, questa benedetta "fascia C". Sia chiaro fin d'ora come qualsiasi farmacista, anche il meno competente, il più fancazzista o quello che "ma chissà perchè ho scelto questo c@zzo di professione!?", non possa non sapere cosa sia, esattamente, la "fascia C". Sarebbe come se un falegname non sapesse cosa sia il "legno" o come un fisico del CERN non sapesse cosa sia un "ciclotrone" o come Bersani non sapesse cosa sia una "COOP".
"Fascia C" indica una classificazione dei medicinali, risalente alla Legge 537/1993, in base all'"importanza terapeutica", chiamiamola così per capirci, attribuita dalla Commissione unica del farmaco ai medicinali stessi. A quell'epoca i medicinali furono divisi in tre fascie (A: farmaci essenziali e farmaci per malattie croniche; B: farmaci, diversi da quelli di cui alla lettera a), di rilevante interesse terapeutico; C): altri farmaci privi delle caratteristiche indicate alle lettere a) e b) ad eccezione dei farmaci non soggetti a ricetta con accesso alla pubblicità al pubblico). Sembra solo uno squallido gioco di parole ma, sempre a quell'epoca, la distinzione in oggetto separava nettamente i farmaci OTC (di libera vendita e con accesso alla pubblicità al pubblico) dai farmaci SOP (di libera vendita ma privi di accesso alla pubblcità al pubblico). Successivamente (Legge 388/2000), la fascia B è stata eliminata e riassorbita in parte nella fascia A e in parte nella fascia C (e già qui ci sarebbe da chiedersi come sia possibile che farmaci considerati fino a qualche anno prima "di rilevante interesse terapeutico" siano finiti in fascia C; oppure che farmaci considerati fino a qualche anno prima "non essenziali"/"non per malattie croniche" siano finiti in fascia A).
Poi (Legge 311/2004, Art. 166) è stata introdotta la "fascia C-bis", nella quale sono stati esplicitamente inclusi tutti i medicinali di automedicazione, o OTC (per i quali sono autorizzati il self-service e la pubblicità al pubblico), distinguendoli così ulteriormente dai SOP (senza obbligo di prescrizione), i quali rimasero quindi all'interno della "fascia C" che, da allora, comprende medicinali di libera vendita (farmaco SOP, per il quale non è autorizzata la pubblicità al pubblico nè il self-service) e medicinali subordinati a prescrizione medica (farmaco etico).
Conclusione: "fascia C" significa, oggettivamente, "tutti i farmaci a carico del cittadino per i quali sia vietata la pubblicità al pubblico".
Ora vediamo dove casca l'asino. Se io scrivo "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!" significa una delle seguenti ipotesi:
1- Non so cosa sia la fascia C. "Fascia C" comprende SOP ed etico (subordinato a prescrizione medica). I SOP, che rappresentano una fetta della "fascia C", sono vendibili nelle parafarmacie già dal 2006. La "Tachipirina 500", per intenderci, è un farmaco di "fascia C".
2- So benissimo cosa sia la fascia C (e ci mancherebbe altro, se davvero sono un farmacista!) ma intendo distorcere volutamente il messaggio approfittando dell'ignoranza - pienamente giustificabile - del pubblico non addetto ai lavori.
Eddai, che c@zzo vuoi che ne sappia, il cittadino medio, di cos'è realmente la "fascia C"!?
Io faccio la vittima, dico che la "fascia C" è preclusa alle parafarmacie, mi lamento, e senza neppure dover spiegare cosa la "fascia C" sia esattamente, magari riesco a ottenere l'appoggio e la considerazione del pubblico.
3- Boh? Non mi vengono in mente altre ipotesi. Ah, beh... ci sarebbe quest'ultima ma è talmente triste che la riporto giusto per completezza.
So benissimo cosa sia la fascia C (e ci mancherebbe altro, se davvero sono un farmacista!) ma parlo semplicemente di "fascia C" per comodità. Dai, non vogliamo mica perdere tempo a spiegare cosa sia esattamente la "fascia C" ogni volta?! E' ovvio che per "fascia C" si intende il farmaco a pagamento su ricetta, su!
Ecco, questa è, a mio avviso, la situazione peggiore: "E' ovvio che..." è il colpo di spugna che si dà alla propria Coscienza per metterla a tacere pur sapendo di scrivere qualcosa che, per chi legge e non è nella nostra testa, di "ovvio" ha ben poco, tranne la nostra personale e pedissequa ricerca della massima resa - fottere il lettore privo della cultura necessaria a destreggiarsi fra le ovvietà - col minimo sforzo - spacciare per ovvietà quella che, semplicemente, è disinformazione voluta.
Tre casi e nessuno di questi mi sembra degno di un farmacista competente.
Eppure, in genere, "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!" è scritto dalle stesse persone secondo cui tutti i farmacisti sono uguali, perchè tutti hanno lo stesso titolo di studio, hanno superato lo stesso esame di stato e sono iscritti allo stesso ordine professionale. E questo è assolutamente vero. All'inizio. Mi laureo, supero l'esame di stato e mi iscrivo all'ordine professionale. Questo, ragazzi miei, è solo l'inizio di una carriera professionale. Può anche darsi che in quell'istante siamo tutti uguali (ovviamente sono c@zzate) ma, successivamente, già dal giorno dopo, tutto comincia a galoppare: la ricerca scientifica, la legislazione farmaceutica, la farmacovigilanza, le esigenze del paziente, e via così. E chi mi - a me cittadino/paziente - certifica che tutti i farmacisti siano "uguali", e cioè che si mantengano tutti costantemente preparati in materia di ricerca scientifica, legislazione farmaceutica, farmacovigilanza, esigenze del paziente, eccetera? Nessuno. Ma si spera sempre che la maggioranza dei farmacisti sia rappresentata da professionisti seri, coscienziosi, competenti e aggiornati.
Infatti, grazie al Cielo, "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!" lo grida solo una minoranza.
E' una sorta di slogan che, da qualche mese a questa parte, si legge su alcuni forum telematici di categoria. Talvolta, ma non sempre, chi lo scrive è un utente "anonimo", cioè privo di un'indentià reale e confermata; purtroppo, in non pochi altri casi, chi lo scrive non esita a firmarsi con nome, cognome e/o altre generalità in modo da certificare il proprio titolo di studio e la propria abilitazione all'esercizio della Professione: Farmacista.
Scrivo "purtroppo" perchè la situazione in oggetto non è troppo distante da quella del tizio che, calatesi braghe e mutande, e appoggiati i testicoli su un tavolo, non esitò a martellarseli con gran foga pur di richiamare l'attenzione di un pubblico inconsapevole e inconsapevolmente curioso.
Voglio dire: pazienza per il cittadino medio, per il politicante di turno o per il giornalaro che riporta passivamente notizie di terze parti, tutta gente che "fascia C" neppure sa cosa significhi. E giustamente: "fascia C" è un termine che riguarda chi lavora quotidianamente a contatto con i medicinali e, contemporaneamente, a contatto col paziente. Se non si appartiene a questa categoria, non si hanno probabilmente le competenze "tecniche" per sapere cosa significhi "fascia C" ma, siccome in questo Paese "democratico" tutti hanno il diritto di esprimersi su tutto, persino - anzi, soprattutto - sugli argomenti che non si conoscono, perdoniamo il cittadino medio, perdoniamo il politicante di turno e perdoniamo il giornalaro che riporta passivamente notizie di terze parti.
Chi, invece, mi lascia qualche seria (ma neppure troppo...) perplessità è il collega, farmacista, che non esita a spararla e, anzi, sembra andarne quasi orgoglioso: "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!"
Vabbè, vediamo anzitutto cosa sia, questa benedetta "fascia C". Sia chiaro fin d'ora come qualsiasi farmacista, anche il meno competente, il più fancazzista o quello che "ma chissà perchè ho scelto questo c@zzo di professione!?", non possa non sapere cosa sia, esattamente, la "fascia C". Sarebbe come se un falegname non sapesse cosa sia il "legno" o come un fisico del CERN non sapesse cosa sia un "ciclotrone" o come Bersani non sapesse cosa sia una "COOP".
"Fascia C" indica una classificazione dei medicinali, risalente alla Legge 537/1993, in base all'"importanza terapeutica", chiamiamola così per capirci, attribuita dalla Commissione unica del farmaco ai medicinali stessi. A quell'epoca i medicinali furono divisi in tre fascie (A: farmaci essenziali e farmaci per malattie croniche; B: farmaci, diversi da quelli di cui alla lettera a), di rilevante interesse terapeutico; C): altri farmaci privi delle caratteristiche indicate alle lettere a) e b) ad eccezione dei farmaci non soggetti a ricetta con accesso alla pubblicità al pubblico). Sembra solo uno squallido gioco di parole ma, sempre a quell'epoca, la distinzione in oggetto separava nettamente i farmaci OTC (di libera vendita e con accesso alla pubblicità al pubblico) dai farmaci SOP (di libera vendita ma privi di accesso alla pubblcità al pubblico). Successivamente (Legge 388/2000), la fascia B è stata eliminata e riassorbita in parte nella fascia A e in parte nella fascia C (e già qui ci sarebbe da chiedersi come sia possibile che farmaci considerati fino a qualche anno prima "di rilevante interesse terapeutico" siano finiti in fascia C; oppure che farmaci considerati fino a qualche anno prima "non essenziali"/"non per malattie croniche" siano finiti in fascia A).
Poi (Legge 311/2004, Art. 166) è stata introdotta la "fascia C-bis", nella quale sono stati esplicitamente inclusi tutti i medicinali di automedicazione, o OTC (per i quali sono autorizzati il self-service e la pubblicità al pubblico), distinguendoli così ulteriormente dai SOP (senza obbligo di prescrizione), i quali rimasero quindi all'interno della "fascia C" che, da allora, comprende medicinali di libera vendita (farmaco SOP, per il quale non è autorizzata la pubblicità al pubblico nè il self-service) e medicinali subordinati a prescrizione medica (farmaco etico).
Conclusione: "fascia C" significa, oggettivamente, "tutti i farmaci a carico del cittadino per i quali sia vietata la pubblicità al pubblico".
Ora vediamo dove casca l'asino. Se io scrivo "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!" significa una delle seguenti ipotesi:
1- Non so cosa sia la fascia C. "Fascia C" comprende SOP ed etico (subordinato a prescrizione medica). I SOP, che rappresentano una fetta della "fascia C", sono vendibili nelle parafarmacie già dal 2006. La "Tachipirina 500", per intenderci, è un farmaco di "fascia C".
2- So benissimo cosa sia la fascia C (e ci mancherebbe altro, se davvero sono un farmacista!) ma intendo distorcere volutamente il messaggio approfittando dell'ignoranza - pienamente giustificabile - del pubblico non addetto ai lavori.
Eddai, che c@zzo vuoi che ne sappia, il cittadino medio, di cos'è realmente la "fascia C"!?
Io faccio la vittima, dico che la "fascia C" è preclusa alle parafarmacie, mi lamento, e senza neppure dover spiegare cosa la "fascia C" sia esattamente, magari riesco a ottenere l'appoggio e la considerazione del pubblico.
3- Boh? Non mi vengono in mente altre ipotesi. Ah, beh... ci sarebbe quest'ultima ma è talmente triste che la riporto giusto per completezza.
So benissimo cosa sia la fascia C (e ci mancherebbe altro, se davvero sono un farmacista!) ma parlo semplicemente di "fascia C" per comodità. Dai, non vogliamo mica perdere tempo a spiegare cosa sia esattamente la "fascia C" ogni volta?! E' ovvio che per "fascia C" si intende il farmaco a pagamento su ricetta, su!
Ecco, questa è, a mio avviso, la situazione peggiore: "E' ovvio che..." è il colpo di spugna che si dà alla propria Coscienza per metterla a tacere pur sapendo di scrivere qualcosa che, per chi legge e non è nella nostra testa, di "ovvio" ha ben poco, tranne la nostra personale e pedissequa ricerca della massima resa - fottere il lettore privo della cultura necessaria a destreggiarsi fra le ovvietà - col minimo sforzo - spacciare per ovvietà quella che, semplicemente, è disinformazione voluta.
Tre casi e nessuno di questi mi sembra degno di un farmacista competente.
Eppure, in genere, "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!" è scritto dalle stesse persone secondo cui tutti i farmacisti sono uguali, perchè tutti hanno lo stesso titolo di studio, hanno superato lo stesso esame di stato e sono iscritti allo stesso ordine professionale. E questo è assolutamente vero. All'inizio. Mi laureo, supero l'esame di stato e mi iscrivo all'ordine professionale. Questo, ragazzi miei, è solo l'inizio di una carriera professionale. Può anche darsi che in quell'istante siamo tutti uguali (ovviamente sono c@zzate) ma, successivamente, già dal giorno dopo, tutto comincia a galoppare: la ricerca scientifica, la legislazione farmaceutica, la farmacovigilanza, le esigenze del paziente, e via così. E chi mi - a me cittadino/paziente - certifica che tutti i farmacisti siano "uguali", e cioè che si mantengano tutti costantemente preparati in materia di ricerca scientifica, legislazione farmaceutica, farmacovigilanza, esigenze del paziente, eccetera? Nessuno. Ma si spera sempre che la maggioranza dei farmacisti sia rappresentata da professionisti seri, coscienziosi, competenti e aggiornati.
Infatti, grazie al Cielo, "Fascia C alle parafarmacie, subito!!!" lo grida solo una minoranza.
E finalmente l'avranno la fascia C quelli che tanto l'hanno invocata. Personalmente spero che gliela blocchino in tutti i modi, ma comprendo che per chi non se ne intende del settore farmacie l'argomento sia ostico e/o comunque di poco interesse. Liberalizzazione vuol dire fare qualcosa che non si poteva prima nella mente dell'uomo comune senza soffermarsi a pensare alle conseguenze. Fascia C alle parafarmacie dei centri commerciali vorrà dire meno soldi alle farmacie normali. E i farmacisti (titolari) a bilancio di fine anno taglieranno... ovviamente sui dipendenti. Con buona pace di coloro che dicono che e liberalizzazioni danno una spinta propulsiva al commercio (sì solo di alcuni però). Metteranno in disoccupazione un po' di persone, creando ulteriori problemi nel settore lavorativo. Ma tant'è... forse suppongono che si creeranno posti nuovi nelle parafarmacie a riassorbire. Purtroppo veniamo da una situazione di privilegi, dove i farmacisti (nobili d sangue, di stirpe e di razza) hanno spadroneggiato e approfittato ed ora la soluzione è segare, tutti ed indiscriminatamente. Poi quando ci saremo accorti dei danni e del fatto che avranno pesato soprattutto sulle categorie più deboli allora si dirà che "forse... hanno sbagliato". Ma per allora sarà troppo tardi.
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