giovedì 3 novembre 2011

2006-2010: 4 anni di risparmi sui farmaci di libera vendita. E poi?..

Qualche giorno fa riflettevo su un dato fornito dal Presidente di ANIFA (Associazione Nazionale dell'Industria Farmaceutica dell'Automedicazione) Stefano Brovelli a Nuovo Collegamento durante un'intervista dal tema "OTC e Farmacisti".
"Le persone non vogliono risparmiare un euro o cinquanta centesimi sulla salute. Del resto, in Italia si spendono solo 37 euro all’anno pro capite per l’automedicazione. I farmaci per l’automedicazione costano molto poco: non mi sembra che sia in questo campo che occorre cercare il risparmio".
L'affermazione di Brovelli, con la quale concordo dalla prima all'ultima parola, mi ha indotto a rileggere qualche rapporto Osmed sull'uso dei farmaci in Italia, più che altro per valutare i risultati della Legge 248/2006 (altrimenti nota come "Legge Bersani") intitolata "Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonchè interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale".
Stando ai dati Osmed, nel 2006 gli Italiani (secondo l'Istat, 59.131.287 di anime al 31/12/2006) hanno speso, in farmaci di libera vendita, 2.094 milioni di Euro; nel 2010 (60.340.328 al 01/01/2010, sempre secondo l'Istat) 2.060 milioni di Euro. Fatta una media di 60.000.000 di Italiani, ciascuno di essi ha speso, in farmaci di libera vendita, circa 34,90 Euro nel 2006 (cifra che ben giustifica un decreto contenente misure urgenti per salvaguardare il portafogli del cittadino) e circa 34,30 Euro nel 2010 (cifra che ben dimostra l'effettiva necessità di un simile intervento e, soprattutto, i risultati ottenuti).
Come giustamente sostiene Brovelli, "i farmaci per l’automedicazione costano molto poco: non mi sembra che sia in questo campo che occorre cercare il risparmio". Se davvero il fine è fare in modo che il cittadino spenda meno, bisognerebbe forse prima individuare gli ambiti in cui la spesa è più rilevante e, solo dopo, intevenire su di essi in modo mirato. Voglio dire... neppure 35,00 Euro di spesa annua... ma facciamo anche 37,00 come ha detto Brovelli: anche se per assurdo rendessimo interamente mutuabili i farmaci OTC e SOP, in un anno ciascuno di noi risparmierebbe 37,00 Euro, pari a circa 3,00 Euro al mese. Come ho scritto, questa è, ovviamente, un'ipotesi assurda. Realisticamente, su 37,00 Euro annui, quanto è possibile far risparmiare in modo da incidere significativamente sulla spesa complessiva media (mutuo, affitto, bollette, generi alimentari, carburante, eccetera) del singolo cittadino? E' davvero togliere dignità e "costituzionalità" al farmaco, che non è un bene commerciale di consumo bensì un bene etico di salute, e al paziente, che non è un consumatore bensì uno sventurato per il quale ricorrere al medicinale è una necessità, la strada migliore per risolvere i problemi economici degli italiani e rilanciare l'economia di un intero Paese?

E poi?... Per contro, cosa ci siamo ritrovati?
Una situazione che non ha riscontri nel mondo: il farmaco vendibile fuori dalle farmacie... ma solo a patto che "sia presente" un farmacista. Il risultato di questa anomalia si è manifestato nel corso degli ultimi anni ed è ancora attualissimo: richieste di "sanatorie" per la trasformazione di alcuni esercizi commerciali in farmacia (e ci sono politicanti che le hanno pure prese in considerazione, fra il 2010 e il 2011); richieste di maggiori riconoscimenti professionali per gli esercizi commerciali di proprietà di farmacisti (la Legge Bersani garantisce che chiunque, indipendentemente al proprio titolo di studio, possa essere titolare di una "parafarmacia" e assumere un farmacista, come proprio dipendente, per poter vendere farmaci OTC e SOP. Peccato che, all'indomani dell'entrata in vigore del DL 223/2006, nessuno abbia fatto una piega a tal proposito...), richieste di allargare il "pacchetto-farmaco" esitabile negli esercizi commerciali anche ai medicinali a carico del cittadino subordinati a prescrizione medica (3.057 milioni procapite/anno nel 2006, 3.114 nel 2010, pari rispettivamente a 50,95 e 51.90 Euro/cranio. Qui magari riusciamo a far risparmiare addirittura più di 1.00 Euro all'anno a ciascun Italiano, sempre che si elimini il prezzo fisso e stabilito arbitrariamente dai titolari dell'AIC. Così il "diritto alla salute", paritario per ciascun cittadino secondo l'Art. 32 della Costituzione, diverrà ancor più impari), serie denuncie della situazione che è venuta a crearsi, un sempre maggiore conflitto fra colleghi farmacisti che lamentano a gran voce i "soprusi" (arroganza, ignoranza, incompetenza, scarsa professionalità, eccetera) di alcuni, non meglio identificati, titolari di farmacia e gli "illeciti" che vengono compiuti in alcune, non meglio identificate, farmacie (medicinali etici dispensati senza ricetta, non laureati che svolgono le mansioni del farmacista, eccetera) ma che non propongono alcunchè per ovviare a tali situazioni indesiderabili, se non auspicare per sè una "pseudo-farmacia" la quale - senza un'adeguata revisione dell'attuale sistema di "controlli & sanzioni" - sarà identica (stessi potenziali "soprusi", siamo tutti esseri umani; stessi potenziali "illeciti", sono tutte aziende) alle altre realtà tanto disprezzate.

Previsioni per il futuro? In base alla mia personale e limitata esperienza, il mercato e gli aspetti economici tendono sempre a prevalere sulla Salute e sugli aspetti sanitari.

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